Friday 20 June 2014

Garanzia giovani: deduco quindi garantisco

Oggi parliamo di un argomento nuovo e per nulla 
trattato: giovani e lavoro. Non vi ammorberò con agghiaccianti dati sulla disoccupazione giovanile in Italia o sul numero di laureati che lavorano al Mc Donald’s. Restando nell’ambito della desolazione, vi parlerò della Garanzia Giovani. Per capirci, è quella cosa che  nel ggiovane Governo Renzi veniva sommessamente presentata  così

   
Veniva quindi scomodato il primo maggio come data simbolica di avvio del progetto rivoluzionario. Un piano talmente avanguardista da non poterne neanche spiegare i contenuti in puro stile Renzi in conformità con la raccomandazione europea di riferimento. In sostanza, l'unica cosa che si legge è che entro quattro mesi dall’iscrizione al programma, i ragazzi verranno aiutati nella collocazione formativa/lavorativa.
Spinta da quel grado di determinazione che corrisponde all’ “hai visto mai..” mi iscrivo al portale. Dopo circa un mese vengo contattata dal centro per l’impiego fissando un appuntamento per “conoscere da vicino le opportunità che la Regione Lazio ha pensato per te per entrare nel vivo del programma Garanzia Giovani”.  
Le opportunità devono essere tante e tali che le impiegate ci annunciano un incontro di un’ora per spiegare tutto. Si comincia esponendo i due percorsi possibili da scegliere, che peraltro erano chiare in questo sintetico schema del documento ufficiale , credo un’opera a  quattro mani Gasparri- Razzi.


L’impiegata prosegue sicura nell’illustrare i due percorsi, comunicandoci che dobbiamo scegliere subito quello che preferiamo. Di seguito, per vostra conoscenza, esposizione e successive domande.

     a)  Formazione: tirocinio, apprendistato, servizio civile, auto imprenditoria.
-          Domanda: possiamo vedere le offerte disponibili?
-          R: (imbarazzo) ehm no..al momento non ci sono offerte.
-          D: E quando saranno disponibili?
                -          R: ehm…guarda, non abbiamo indicazioni a riguardo…posso dedurre dopo l’estate.

    b) Accompagnamento al lavoro, tramite enti accreditati che vi seguiranno per  un periodo di quattro mesi fino a trovarvi collocazione.
-          D: Chi sono questi enti accreditati?
-          R: (imbarazzo tendente alla vergogna) ehmm..non abbiamo la lista. È che la regione ce l’ha comunicato ieri.
-          D: E quando si sapranno?
-          R: Ripeto, quello che posso dedurre è dopo l’estate, penso comunque meno di un anno.
-          D: Mi scusi, noi cosa stracazzo stiamo facendo qui oggi?
-          R: Eh, dovete scegliere.

Interviene prontamente l’altra impiegata, per dire che “ Ragazzi, ma tanto magari neanche li conoscevate gli enti accreditati”, così per portare una ventata di valorizzazione e fiducia che ha l’effetto di incitare odio che manco Genny a’carogna in curva B.
Prima di procedere con l’invettiva, indago su questi fantomatici “enti accreditati”, che stando alla descrizione, avrebbero né più né meno che la funzione di un’agenzia del lavoro;  in effetti è probabile che molti degli enti siano delle agenzie del lavoro, sempre grazie alle brillanti doti di deduzione della Nostra. Ovviamente, quello che farebbe la differenza è che le agenzie in questione riceverebbero dei fondi aggiuntivi per ogni candidato. È  poi toccato alla spiegazione dei criteri di assegnazione dei candidati a questi enti di accreditamento.

NDR: Attenzione, inadatto a deboli di cuore.

Dunque, l’assegnazione avviene a seguito di un profiling dei candidati, chè è così ggiovane usare l’inglese. Il profiling determinerà un indicatore di svantaggio rispetto al mercato del lavoro. Più è alto quest’indicatore, più alti saranno i finanziamenti stanziati all’ente accreditato che ti prende in carico. In sostanza, più sei sfigato, più vali (in termini di prezzo). Si, esatto è come state pensando: è lo stesso meccanismo delle scommesse; se punti sul perdente guadagni più soldi se dovesse vincere. Con la differenza che qui il concetto di vittoria è relativo. Perché l’impiegata ci tiene a sottolineare con solennità che gli enti riceveranno i fondi solo se trovano la collocazione al candidato; alla domanda sul significato di collocazione, se spazia da un contratto a ore per lavare scale a uno da funzionario ONU, lei manco a dirlo, DEDUCE. Nella fattispecie, deduce che prima o poi sarà chiaro. Ma non prima dell’estate, non scherziamo sull’unica italica certezza immutabile nei secoli.

Vi abbiamo quindi presentato la Garanzia Giovani, il programma che può “cambiare la società italiana” lasciando tutto uguale. Il programma che vende speranze banchettando sui grandi miti dell’accesso al lavoro ai tempi della crisi: il bisogno di formazione e di “accompagnamento”. Continuiamo ad essere ostaggi della formazione, immobilizzati dalla paura di non essere mai pronti; ci formiamo per anni perché ci dicono che sia indispensabile ma poi dobbiamo rispondere alla domanda “come mai non hai mai lavorato?”. “La formazione..” rispondiamo a tutti, anche quando scopriamo che dobbiamo essere “accompagnati” al lavoro perché da soli non possiamo farcela, con tutta quella formazione.

La rabbia che ho provato in quelle ore passate lì dentro mi ha tolto anche il sarcasmo, per trasformarsi in disgusto: per quella fila lunghissima di ragazzi piegati a compilare moduli, per il rumore insistente di quei timbri apposti in sottofondo, per le espressioni imbarazzate di chi non aveva niente da spiegare, per la superficialità con cui si sceglievano parole vaghe, per quell’impiegata che non sapeva cosa fosse uno stage “perché ai miei tempi non esisteva”.

E infine ho provato un senso di desolazione alla domanda di uno dei ragazzi: “ci può dire come la vede a lungo termine? Tipo un anno”. E mi sono chiesta se qualche tempo fa era possibile pensare che un anno fosse una prospettiva di futuro e se davvero ci stiamo abituando a questa vita a scadenze. Quando è successo che il nostro eterno presente è diventato rassicurante e quando noi per primi saremo abbastanza coraggiosi da chiamarlo futuro.

Nel frattempo, ecco il documento ufficiale del programma:
Buona deduzione a tutti.

Tuesday 14 January 2014

Imprenditori, grazie di tutto

La mia giornata è cominciata male ed è proseguita peggio. 
Anche perché ho letto questo  http://www.corriere.it/scuola/14_gennaio_14/i-giovani-italiani-che-ignorano-quello-che-serve-lavorare-f9e5ca0c-7cec-11e3-851f-140d47c8eb74.shtml. Vorrei quindi fare un elenco, che è un'attività che tende a darmi sollievo provvisorio. 
Lo dedico ai poveri "imprenditori che riferiscono che le loro aziende sono danneggiate dalla loro incapacità di trovare i lavoratori giusti" 

Carissimi tutti, ed esimio articolista del Corriere, oggi voglio ringraziarvi. 
1- Finalmente avete dato una definizione al mio status. Sono una "giovane poco adatta al lavoro". Era ora, finalmente che qualcuno lo facesse. Pensate, una passa anni a cercare di dare un nome a quello che vuole diventare e al lavoro che fa e poi finisce per dimenticarsi anche come si chiama sul serio, perché per tutti è "la stagista". Ne ho avute di definizioni eh, ma mica mi convincevano tanto. Sono stata stagista neolaureata, in tirocinio di "formazione" chè gli anni di studi devi metterli in pratica tutti in tre miracolosi mesi, a formarti a botte di grandi sorrisi e strette di mano. Sono stata poi anche nel periodo NEET (not in employement, education or training), chè l'inglese ci proietta a livello internazionale nel "mal comune mezzo gaudio". 
Poi sono stata di nuovo stagista, sempre per imparare tante belle cose chè quegli anni di studi proprio a una beneamata mazza sono serviti. Il problema che nessuno vuole approfondire è la definizione post- stage. C'è vita dopo lo stage? Qualcuno aveva detto pure choosy, ma non è durata poi tanto. Meno male che ci avete pensato voi. Ora che ho una certa età e diminuiscono pure le battute cretine sulla stagista, sempregrazieMonica, grazie a voi ho finalmente capito chi sono: una giovane poco adatta al lavoro.

2- Grazie per avermi aperto gli occhi sul fatto che fare la sardina sui mezzi pubblici partendo da una stanza dove vivi  finchè i tuoi ti pagano l'affitto, passare dieci ore in ufficio a svolgere tutto il campionario di attività snobbato dagli altri perché-tu-ti-devi formare, no, quello non è mica lavoro. E io che credevo che non è lavoro perché se lo fosse avrei "diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del mio lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a me e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa." Quanti fraintendimenti in questa vita.

3- Sentiti ringraziamenti anche per aver svelato che nonostante i quattro colloqui in cui ti chiedono di argomentare sulla preferenza tra sole cuore e amore fino al salto nel cerchio infuocato, rimaniamo tutti "ignoranti di quello che serve per lavorare".

4- Vi ringrazio perché a questo punto, non essendo evidentemente tra "coloro che hanno gli skill , le attitudini, le capacità, i talenti richiesti da questo o quel settore", comincio a lavorare al mio progetto di costruire una palafitta sul lago Bajkal e osservare le stagioni che passano. Ma forse pure per quello non ho skills (a proposito, skills va al plurale) sufficienti. Si tratta pur sempre di un contesto dinamico e in continua evoluzione, e non so se posso essere abbastanza performante.

5- Inoltre grazie, per avermi svelato una realtà che finora non ero riuscita a comprendere a pieno, per gravissime lacune di apprendimento: una classe imprenditoriale che rappresenta il migliore dei mondi possibili. E' questo il mondo che vogliamo, dove gli imprenditori ci dicano cosa imparare a scuola, con cosa condire l'insalata e cosa indossare nelle mezze stagioni. Una classe imprenditoriale che vorrei si potesse fotografare per farne un santino in salotto, quasi. 
Poi, io che non sono adatta al lavoro, ingenuamente penso che le competenze che ti richiedono sono una piccolissima parte di quello che trovi e impari in ufficio tutti i giorni, perchè tu-ti devi-formare. Per esempio, sarebbe bello che chi giudica inadeguato il livello di inglese poi ti stupisse con una pronuncia da Queen Elizabeth. Ma forse sono io che essendo poco adatta al lavoro mi incaglio su questi dettagli.

6- Vi ringrazio anche per aver notato che "non è una cosa positiva vedere un ampio numero di giovani scommettere il loro futuro su industrie in decadenza...". Siete sensibili osservatori, voi. Voi che magari con la vostra frase ad effetto "scommettere sul futuro", pensate di regalarci un brivido di emozione. Scommettiamo perché rischiamo e rischiare è bello. Io per esempio, una volta vorrei rischiare comprando un abbonamento annuale ai mezzi pubblici; quella si che è una scommessa, restare nello stesso posto per un anno e saperlo con discreto anticipo per poterlo programmare. Pensa te che adrenalina.  

Infine, grazie per averci fatto perdere ancora un po' di entusiasmo. 
Per aver vestito di incompetenza gli alibi dei danni scatenati dalle vostre piccolezze umane negli ultimi venti anni. Per averci ricordato che il senso di inadeguatezza è la dimensione scelta per noi in quest'epoca storica. La nostra inadeguatezza alle vostre richieste o la vostra alle nostre aspettative.

- Non hai mai provato la sensazione di avere qualcosa dentro di te che aspetta per uscire solo l'occasione che tu stesso potresti fornirle? Una specie di eccesso di potenza di cui non si fa uso, sai, come tutta l'acqua che precipita dalle cascate invece che passare attraverso le turbine?- Intendi tutte le emozioni che si potrebbero provare se le cose fossero diverse?- Niente affatto, penso ad una strana sensazione che provo in certi momenti, la sensazione di avere qualcosa di molto importante da dire e il potere di dirlo, ma senza sapere cosa sia e come si fa uso di questo potere

( A. Huxley, Mondo Nuovo)

Tuesday 31 December 2013

Volpi, lupi e anni



Di recente ho realizzato che a una certa età le tradizioni non nascono da sole, ma quando decidi di crearle. Se fai una cosa per la seconda volta, puoi già considerarla tradizione. Se poi la terza volta ti annoi e vuoi saltarla, vabbè, la quarta verrà meglio. La tradizione è tua e te la gestisci tu. Tutto questo per dire che anche quest’anno, come quello passato sto per allietarvi con un un post di  fine anno. Una tradizione imprevedibile e originale, insomma.
Ma sempre meglio dei propositi per il nuovo anno, che sono come una auto-psicoanalisi per le mancanze che si pensano di avere.

L’anno scorso di questi tempi parlavo di posti e cose. Per questo 2013 vi parlerò di volpi e lupi. Questa volta non è la frase di un libro, ma un detto popolare che mia nonna ripete spesso: “quando piove con il  sole, la volpe si marita con il lupo”.  Le cose impensabili accadono. La volpe che cerca il lupo, la pioggia che scende da un cielo senza nuvole.  Quest’anno ha piovuto spesso con il sole, per ricordarsi che anche le strade che sfuggono agli implacabili disegni di destino possono incontrarsi, in molti modi.  E’arrivato un posto nuovo, ma anche un po’ vecchio. Un anno di persone inaspettate e altre ritrovate, altre ancora dimenticate, naturalmente o chissà come.
Continuo a vedere poche cose al loro posto e pochi posti per ogni cosa. Non sono più così sicura che vada bene così, ma è anche vero che sono sempre stata una gran disordinata. 

Buon anno a voi che passate a leggere queste righe, ma soprattutto a chi ci si è riconosciuto almeno un po’. A noi che abbiamo ansia di futuro, ma anche sete di posti nuovi. A noi che continuiamo a viaggiare  in piedi.  
Vi auguro di trovare un angolino di sole sotto questa pioggerellina un po’ fastidiosa in cui stiamo crescendo, da dove l’acqua è più trasparente e sembra quasi che non ti bagni. E attenzione alle volpi e ai lupi. 


E adesso aspetterò domani  per avere nostalgia,
signora libertà, signorina fantasia
così preziosa come il vino, così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza



Saturday 30 November 2013

Skip intro



C’è questa opzione nei video su iùtub che ti consente di saltare la pubblicità iniziale: skip intro. Senti solo l’avvio dello spot, al massimo per 5 secondi e poi puoi cliccare lì, skip the intro e sei nel pieno di quello che vuoi vedere. Ora, pensavo a che bello sarebbe avere uno skip  intro nella vita. 

La verità è che secondo me gli inizi sono sopravvalutati. L’inizio  di qualunque cosa non è mai un granchè. Anche se poi la memoria ci inganna e ci fa ricordare con struggente malinconia di meravigliose partenze.  L’intro si potrebbe tranquillamente saltare. O uno dovrebbe avere quantomeno la facoltà di decidere. 


Prendiamo per esempio a lavoro(è un puro caso che io lo stia vivendo esattamente adesso). Appena arrivata, serviranno almeno un paio di settimane per superare il dolore alla mandibola provocato dai sorrisi dispensati tesi ad ostentare sicurezze inesistenti; dalle due alle tre perché nessuno ti dica più “ciao bella/cara” perché non ricordano il tuo nome (un giorno poi vi parlerò dell’odio che nutro per chi dice “ciao bella”); un periodo, variabile a seconda delle circostanze, con lo sguardo perso nel vuoto a capire quello che devi fare; almeno un mesetto per superare la collezione di figure di merda che la metà basta.  Il resto del tempo, lo trascorri a sperare di ritrovarti già a un paio di mesi dopo, quando non ti sentirai più a tuo agio come peppa pig in macelleria. 

Vogliamo poi parlare dell’amore? Ora, la grande maggioranza delle persone è portata a pensare che il primo periodo di una storia sia meraviglioso; svenevoli sospiri si susseguono guardando giovani coppiette. Ma il vero inizio ce lo dimentichiamo tutti. Quel periodo speso a decriptare messaggi, a ordire trame e congetture, a interpretare vacui segnali. Quelle situazioni imbarazzanti che-no-magari-non-ho-capito-io, che "vabbé, se è destino.. "Quanto sarebbe bello premere skip intro e arrivare già a quando potrai indossare calzini di spugna chè tanto ormai la versione sexy l’ha già vista e se mi ama mi ama pure con il mollettone arancione? Arrivare già a quando non ci saranno più testi da decifrare, ma espressioni del viso che conosci così bene da non aver bisogno di fare supposizioni. 

E perché, uno skip  intro subito dopo la fine di una storia ci starebbe male? Arrivare direttamente alla fase sticazzi e superare l’autolesionismo da ballata dell’amore perduto? (nel mio caso, sono partita a 15 anni con “la mia storia tra le dita”. Ci sono momenti in cui certe cose vanno confessate).
Ma poi, siamo sicuri che l’intro sia così importante per l’evolversi della trama? In fondo, mi risulta che l’introduzione dei libri non la legge mai nessuno. 




Sunday 24 November 2013

A.A.A. Life Planner cercasi



L’azienda Quandomenotelaspetti, leader nel settore dell’osservazione antropologica random e dell’intrattenimento fine a se stesso, ricerca con carattere di urgenza la figura di un LIFE PLANNER.

Il life planner si occuperà principalmente della programmazione della vita della titolare nei prossimi mesi. Tra le mansioni principali:

-          Sottrarre la titolare dal vortice “essere in balia di se stessi”
-          Definire un’agenda di priorità da cui eliminare le voci “nostalgia di epoche mai vissute”,  “aprire polemiche con se stessi”,“telefilm” , “manicure ossessivo-compulsiva”, ed essere in grado di farlo a insaputa della titolare;
- Occuparsi periodicamente delle relazioni interpersonali della titolare, riabilitando la sua reputazione di quellachesidimenticadichiamare
- Fornire una risposta esaustiva alla domanda che si ostinano a rivolgere alla titolare: “che vuoi fare nella vita?”

Le caratteristiche del candidato ideale:

-          Forte orientamento al problem-solving, mi pare evidente che i problemi ci sono;
-          Spirito di competizione sufficiente anche per la titolare, chè altrimenti se la magnano a colazione
-          studi rigorosamente scientifici, va bene anche una scuola alberghiera. L’importante è che non abbia una formazione umanistica; per le aspirazioni fondate su basi di zucchero filato c’è già la titolare.

Sarà considerato un asset la dimostrazione di non aver mai usato il termine “proattivo” nella vita e non aver mai aperto un articolo di Yahoo.
Ulteriore requisito preferenziale, la capacità di preparazione di tiramisù in tempi rapidi durante il periodo del ciclo della titolare.

L’azienda offre un’occasione unica di formazione in un contesto dinamico in campi come la chiarificazione di idee e recupero entusiasmo nella vita. Si tratta di un campo destinato a crescere vertiginosamente nei prossimi anni; è probabile che ottenga il patrocinio delle ASL in quanto metodo di prevenzione all’abuso di alcool.

Non è prevista retribuzione, chè se la titolare c’aveva i soldi non stava a scrivere sta roba.