Friday 30 November 2012

Lasciatemi cantare


La vera novità di quest'ultima esperienza all'estero e' che sto scoprendo inedite vene patriottiche. Non sto degenerando nella fase: "non vedo l'ora di tornare", anche perché piuttosto che avere a che fare con datori di lavoro italiani, AKA “i re dell’approssimazione”, resto qua a fare la signora dei bagni pubblici (si lo so, è un topos nella mia produzione, ma è una figura che mi affascina sempre. Prima o poi le dedicherò un post).
 Certo poi basta che io apra qualsiasi sito di notizie per farmi avere di nuovo la nausea e rinnegare anche la pizza. E basta parlare con un tuo coetaneo inglese che ha già abbastanza soldi e certezze da potersi comprare una casa. Comunque, io parlo di cose prettamente culturali, piccoli segnali che mi ricordano la mia esoticità in terra straniera.
Per esempio:

  •           Mi lamento del cibo. Ora, io sono universalmente nota per avere uno stomaco dai tratti simili a una betoniera. Sono una delle poche sul globo terrestre non russo che adora la cucina russa, per dire. Quando dico che mangio tutto, significa davvero che mangio tutto. Ma alla sesta settimana di panino con bacon, turkey e CRANBERRY, una pizza con l'ananas e un supermercato pieno di cibi pronti..come posso non sognare larghi campi di bufale al pascolo pronte a generare mozzarelle?? Come posso non fantasticare su polpette al ragù davanti alla dittatura violenta del pollo che regna in questo Paese? Inoltre, non avevo mai pensato di arrivare a 26 anni per scoprire che il parmigiano occupa un ruolo così importante nella mia vita.


  •          Mi lamento del tempo. E non vengo neanche capita, perché evidentemente il fatto che io sia stata in Russia induce la gente a pensare che non avrò mai più freddo nella mia vita. Non diventerò una di quelle che per fare la figa dice di non avvertire la differenza e di adorare il clima di Londra. Adorare una beata minchia, come dicono i Londoners. Io al massimo ci convivo serenamente, come ho fatto con svariate avversità climatiche incontrate sul mio cammino. Però obiettivamente di questa pioggerellina che non si sente e serve solo a farti increspare i capelli se ne farebbe volentieri a meno. Anche senza raffiche di vento provenienti dall'Islanda, non e' che Londra sarebbe meno bella eh.  


  •           Sottocategoria del tempo: guardo stupita gli abbigliamenti altrui. Pensavo di aver già visto tutto, dopo le calze velate a -29 gradi in Russia. E invece no, non avevo visto Londra. Per esempio, uno degli annosi problemi dei locali notturni londinesi è che c'è un forte business delle cloackroom, tipo che non paghi l'ingresso, ma con i soldi della cloackroom potresti comprare tre birre. La soluzione più efficace che hanno trovato le rampolle inglesi e' banalmente quella di uscire senza cappotto o maglia alcuna. Per evitare gli impedimenti. E così, in fila per entrare, con 4 gradi, distingui chiaramente reggiseni di svariati tipi e depilature stentate. Io devo dire che le ammiro proprio. E le invidio pure un po’. Pero' in fondo spero che ci sia una legge del contrappasso per cui il giorno dopo lo passino in pigiama di pile a sorseggiare tachiflu. 

  •          A volte, quando da qualche parte (cioè più o meno ovunque) distinguo il suono dell'italiano mi viene da sorridere, e non il solito moto di vergogna per i decibel fuori controllo e la gestualità imbarazzante. Sorrido quando riconosco un italiano dal modo di vestire (no, non per l'italian fashion style- in genere per i truzzi giubbini bombati degli uomini e il mezzo kg di trucco delle donne). 


E potrei scrivere cose struggenti sul mare, i fiori e il caffè. Ma non lo farò.
 Perché questa città ha così tante facce nuove e diverse che non voglio perderne neanche una.

Anyway, io ve lo dico, il prossimo step potrebbe essere mettere "l'italiano” di Toto Cutugno come suoneria del cellulare.






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