Monday 31 December 2012

Un anno di posti e cose



(Attenzione: questo blog sta per cadere nel cliché del post di fine anno, su quella linea sottile tra il nostalgico e il patetico, condito da un po’ di autoreferenzialità. Ogni deriva FabioVolo potrà essere usata contro di me.)

Un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto. E’ lo slogan di uno dei mariti di Dona Flor, prrotagonista di un romanzo che ha rinfrescato la mia estate affaticata da troppo (indesiderato) tempo libero.
Già allora avevo pensato che fosse quello che si allontanava di più da me in quel periodo.

Ora che anche se non vuoi sei costretto a guardarti indietro (per esempio dai devastanti riassunti di facebook: il tuo 2012 in breve. No, anche no.), realizzo che “posto” è la parola chiave di quest’anno. Per me ma anche per molte delle persone che mi sono intorno.

In fondo è quello che non smettiamo mai di rincorrere.
Un posto dove vivere. Un posto dove lavorare. Un posto nella vita di qualcuno, o almeno nei suoi pensieri.
Un posto dove fermarsi, un posto dove tornare.
Troppe cose insieme per “essere al loro posto”. Non ora almeno. 

Diciamo che quest’anno non è stato proprio un successone in fatto di ordine delle cose e dei posti. Però se fossero al loro posto, le cose non sarebbero INASPETTATE. 

A chi legge per caso questo blog un po’ sgangherato,  a chi lo legge perché mi vuole bene e a chi perché non ha niente di meglio da fare, auguro che il 2013 sia un anno pieno dei posti che cercate, ma anche di cose inaspettate a cui trovare un posto. Di posti inattesi di cui stupirvi.

Vi auguro, se non di trovare un posto, di continuare a cercarlo senza perdervi neanche un particolare della strada. In fondo, dai posti in piedi c’è una vista migliore.
BUON ANNO!

Voi capite, egregio signore, che significhi non avere alcun posto dove andare?" gli tornò all'improvviso in mente la domanda che Marmeladov gli aveva rivolto il giorno precedente "poiché è necessario che ogni uomo possa andare almeno da qualche parte...
(F. M. Dostoevskij, Delitto e Castigo)


Tuesday 18 December 2012

Cose che eviterei se avessi la certezza che il mondo finisca il 21 Dicembre

Non abbiamo certezze in questa vita. Neanche che il mondo finirà. Insomma, i Maya avrebbero potuto dare qualche coordinata in più, qualche riferimento, non so un classico "ore pasti".
Tra l'altro io il 21 dicembre sono impegnata ormai da anni nell'osservazione della giornata piu' breve dell'anno: questi fatti del tempo mi hanno sempre affascinato, da quando da piccola nerd con gli occhiali invitavo i miei compagni delle elementari a vedere a che ora diventava buio, per poi stupirmene di anno in anno. 
In ogni caso questa profezia dei Maya per noi scettici che abbiamo smesso di credere a Babbo Natale a sei anni, ma vediamo Paolo Fox come un nume tutelare fonte di verita' assoluta, è una situazione difficile.  Non è che voglio organizzarmi, non sia mai detto. E' che a saperlo con certezza, risparmierei un sacco di fatica.  E qui mi parte l'elenco.

Cose che eviterei se avessi la certezza che il mondo finisca il 21 dicembre

- scrivere cover letters
- fingere di ritenersi davvero una "valuable candidate for this position".
- consultare la pagina facebook di Scambieuropei
- essere gentile con rappresentanti del genere umano che vorrei ricoprire di parolacce
- rispondere alla domanda: "che progetti hai dopo"?
- cercare la qualità della costanza in un uomo
- provare ad interagire con i colleghi muti
- ripassare i casi in russo, che sennò me li dimentico
- rinnovare l'abbonamento alla metropolitana
- pensare con angoscia alle prossime elezioni in Italia

UPDATE:

-decidere cosa fare a Capodanno

Sunday 9 December 2012

London is a glorious mess



Io e Londra siamo così. Ci osserviamo, poi la guardo prendere velocità e mi incanto, incapace di decidere se anche io posso correre così forte.
Sarà perché sembra un po’ la città di nessuno.
Perché nessun volto e' uguale all'altro.

Perché è piena di accenti che ti fanno sorridere.
Ed e' capace di farti sentire al centro del mondo e lontano anni luce da tutto un attimo dopo.
Di farti sentire confortata in quei giorni in cui vorresti che nessuno ti guardasse e disorientata quando vorresti sentirtene parte, ma le espressioni distratte intorno a te raccontano storie così grandi da non potersi incontrare.